Giugno 2013, ancora prime avvisaglie di un mercato estivo scoppiettante. Alessio Cerci si candida a essere uno dei nomi più caldi del mercato, visto che sulle sue tracce c'é forte, tra gli altri, il Napoli. Il suo cartellino é ancora diviso tra Fiorentina e Torino, che faticano a trovare un accordo economico. I partenopei si inseriscono e cercano, prima da una parte poi dall'altra, di spingere per una risoluzione che frutterebbe, al netto della futura transazione, una plusvalenza di quattro-cinque milioni. In pratica un'offerta irrinunciabile.

Ma, a sorpresa, un epilogo già lungamente annunciato sfuma in modo clamoroso. Poco prima delle 19 l'amico Della Valle e Cairo trovano un accordo sulla base di quattro milioni e Cerci vola sotto la Mole dichiarato incedibile dalla dirigenza granata. De Laurentiis allora prova a ritoccare, anche se di poco, l'offerta, ma Cairo risponde puntualmente "picche".

A distanza di alcuni mesi, secondo un'interpretazione tutt'altro che fantasiosa,  il retroscena è presto svelato. Sembrerebbe infatti che a far sbloccare l'affare a questa cifra (irrisoria rispetto ai dieci milioni offerti dal Napoli) sia stata la ferma volontà di Della Valle di non voler rinforzare una diretta concorrente della sua ambiziosa Fiorentina. Anche a costo di rinunciare a tanti soldi, che avrebbero di certo fatto comodo visto l'imponente esborso economico che si apprestava a compiere per acquistare Mario Gomez.
Così appena Cairo gli prospettò l'ideadi trattenere il giocatore in rosa a tutti i costi (scelta obbligata per tacitare il malumore dilagante tra i tifosi), l'affare fu presto fatto.