Siamo ai titoli di coda per questo nuovo affare per il Napoli: Leo Ostigard. Il difensore ...
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Napoli-Inter era una partita delicata, non solo per le ovvie ruggini di classifica ma anche e soprattutto per i particolari intrecci di ex, sia da una parte che dall’altra. Su di uno, il più atteso, Walter Mazzarri, il pubblico di Fuorigrotta si è diviso simbolicamente: mentre tutto lo Stadio fischiava, dalla curva è arrivato quell’sms d’amore, scritto in linguaggio ultras, per uno che alla causa ha dato un grande contributo.
Ciò detto, oggi a vincere sono stati di sicuro gli attacchi. Difese non perfette da una parte e dall’altra hanno contribuito se non tante volte creato lo spettacolo, tutt’altro che un bel segnale per due compagini che, sappiamo, mirano a importanti traguardi se non oggi nell’immediato futuro.
Classico 4-2-3-1 per Rafa Benitez, che schiera Mertens, Insigne e Callejon dietro l’unica punta Higuain. Sulla sinistra Reveillere è preferito ad Armero, mentre Fernandez a centroarea affianca l’inamovibile Raul Albiol e Dzemaili riprende Behrami a centrocampo.
3-5-1-1 decisamente più coperto per Mazzarri, che schiera Alvarez interno di centrocampo e Guarin trequartista dietro l’unica punta Palacio.
Nonostante il buon avvio degli ospiti sono gli uomini di Benitez a passare in vantaggio per primi. Al nono minuto ressa in area nerazzurra con un difensore che cerca di allontanare di testa. La palla è buona però per il Pipita Higuain che si coordina bene e insacca sul secondo palo.
La risposta dell’Inter è flebile e spaesata e la mancanza di mordente si denota dalla girata al volo di Cambiasso spedita in tribuna dopo un bell’appoggio morbido di Taider. Il Napoli comunque c’è e suona la carica con un gran tiro di Insigne. Il Magnifico non riesce però a sfatare la sua personalissima sfortuna con le realizzazioni e il suo grido di gioia si infrange forte contro l’incrocio dei pali.
La tattica degli uomini di Mazzarri comunque paga al 35esimo, quando Guarin si libera sulla fascia e mette in the box un traversone rasente l’erba. Il velo di Palacio è pregevole per Cambiasso che, indisturbato, insacca facilmente.
Neanche il tempo di rilassarsi e l’ago della bilancia pende nuovamente verso la formazione di casa. Higuain attacca lo spazio ma è costretto a fermarsi per difendere il pallone dalla pressione di Ranocchia, l’accorrente Mertens non ci pensa due volte e buca Handanovic con una sassata sul palo vicino. Al 41esimo, invece, è lesto Dzemaili ad approfittare di una corta respinta del portiere avversario, fissando il risultato sul 3 a 1, sovvertito poi al 47esimo dal gol di Nagatomo che accorcia le distanze. Il Napoli è, nuovamente, già negli spogliatoi quando la partita non è ancora finita e, da una clamorosa disattenzione di Maggio, prende il gol del 2 a 3 con i fantasmi della scorsa partita con l’Udinese che ritornano.
Gli undici di Benitez ritornano in campo con convinzione e dimostrano di provarci da subito con i vari Insigne, Mertens e Callejon. Ma il pallino del gioco passa sorprendentemente nelle mani dell’Inter, che comincia a schiacciare gli azzurri alla ricerca del pareggio.
Al 71esimo un’ingenuità di Alvarez gli costa il secondo giallo e quindi l’uscita anticipata dal campo, ma gli ospiti provano a non subire il colpo continuando ad attaccare. Ciononostante, di lì a poco è Insigne a servire il poker: il suo tiro trova ancora una respinta corta di Handanovic, stavolta è Callejon ad approfittarne, depositando la palla in rete con un tap-in vincente.
A questo punto, mentre Benitez si era già coperto con Behrami per un non in perfette condizioni Higuain, Mazzarri si gioca il tutto per tutto mettendo dentro anche Icardi per Campagnaro, ma è ancora il Napoli a rendersi pericoloso all’83esimo: Callejon viene lanciato bene in profondità, si allarga e punta l’avversario, attendendo l’arrivo di Mertens, pronto a dargli man forte. La conclusione in scivolata dell’ex Psv termina di poco a lato del palo.
Nel tutto per tutto c’è ancora tempo per un calcio di rigore concesso da Tagliavento per un intervento scomposto su Pandev. Dal dischetto va lo stesso macedone, strappando letteralmente il pallone dalle mani dei compagni. Il suo tiro però non ha la stessa convinzione e Handanovic si riscatta arricchendo con un’ulteriore parata la sua fama di para-rigori.
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