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Il Napoli ritorna in campo indossando la maglia azzurra ma il trend non cambia: contro le piccole si fatica, terribilmente. Livorno-Napoli è stata infatti una partita incolore, con gli ospiti che hanno gettato alle ortiche l’ottima occasione di avvicinarsi alla Roma, reduce da pareggio casalingo con l’Inter.
Senza Higuain squalificatogli azzurriappaiono poveri di fantasia e quantità offensiva, con Pandev, che con i toscani non si è mai risparmiato segnando nella sua carriera 7 gol in 9 partite, fallimentare nell’interpretare il ruolo di vice-Pipita.
Per Di Carlo 3-5-2 molto compatto con la manovra offensiva affidata al tandem Paulinho-Belfodil; modulo classico per Benitez che sostituisce, oltre al cambio già citato, l’altro squalificato, Albiol, con Britos.
Gli azzurri partono bene in avvio di gara. Al decimo Pandev, spalle alla porta, chiama Hamsik all’inserimento. Mbaye, in scivolata disperata, cerca di anticipare lo slovacco, certo riuscendoci ma al contempo mettendo in grande difficoltà Bardi, che con gli occhi può solo seguire il pallone che colpisce la parte alta della traversa. Spingono e continuano a farlo anche con il passare dei minuti, arrivando spesso e volentieri a rendersi pericolosi, in particolare con Mertens e Callejon ma trovando dapprima in Bardi poi nella difesa amaranto, ben posizionata, un muro invalicabile.
La partita comunque si sblocca alla mezz’ora: Pandev in area prova a liberarsi di Ceccherini, che lo stende. L’arbitro non ha dubbi e fischia la massima punizione tra le proteste dei padroni di casa. Il fallo c’è ed è da rigore, anche se bisogna riconoscere che il macedone accentua la caduta. Dal dischetto va sicuro Mertens, palla da una parte, Bardi dall’altra.
Il gol dovrebbe scuotere, a questo punto, gli uomini di Di Carlo che però non riescono ancora ad imbastire una vera e propria reazione. Quindi sono ancora gli azzurri a farsi vedere. Al 37esimo, in contropiede, Callejon si invola solo sulla sinistra provando il diagonale, velleitario. Bardi para facile. Evidentemente convinto della scelta, ripeterà fotocopia il gesto al 43esimo, infischiandosene dei compagni magari meglio posizionati.
Il Livorno comunque cresce e trova continuità di gioco ben presto, arrivando al gol in modo magari meritato ma del tutto fortuito. Azione dalla sinistra, palla messa in mezzo rasoterra e finezza di tacco cercata da Mbaye. L’opposizione di Reina è tutt’altro che efficace dato che la palla gli passa sotto al corpo disteso entrando poi in rete. Un gol considerabile quindi alla stregua di un’autorete del portiere spagnolo, decisivo nell’accompagnare oltre la linea la palla involontariamente con il gomito, sicuramente non aiutato da Britos che, nella situazione rocambolesca, gli frana addosso.
La seconda frazione si apre con le azioni pericolose tutte per i padroni di casa. Dopo il tiro telefonato di Greco, un errore di Callejon a centrocampo mette in condizione di esser reputati temibili Paulinho e Belfodil. Il primo ha poi, approfittando di un errore grossolano della linea difensiva avversaria, una super-occasione al quarto d’ora. Trovatosi a tu per tu sbaglia clamorosamente.
A questo punto il Napoli si sveglia e lo fa con Mertens che prova il destro a giro con palla di poco a lato. Poi Inler prova ad impensierir Bardi dalla distanza, ma il portiere di proprietà dell’Inter recupera l’iniziale indecisione aggiustandosi prima dell’arrivo di Callejon. Altri tentativi diventano difficili perché gli amaranto si chiudono a riccio. Quindi Benitez richiama Pandev per Insigne sperando che il numero 24 riesca a trovar breccia nel muro toscano, che al 76esimo riesce a ripartire bene mettendo Belfodil in buona posizione per colpire. Reina gli chiude gli spazi.
Ultimi minuti di fuoco: prima Callejon al 42esimo prova il diagonale da buona posizione seppur non trovando la porta, poi Zapata, entrato al posto di Hamsik, due minuti dopo ha la grande occasione del gol-vittoria. È bella infatti la palla di Mertens, liberatosi bene sulla sinistra, l’ex Estudiantes arriva con un fil di ritardo e in spaccata riesce a deviare anche se non tanto per indirizzarla in porta. Fini a se stessi i tre minuti di recupero concessi.
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