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I tifosi meritano rispetto. Frase di tutt' un'erba un fascio ormai diventata il pane quotidiano per molti giornalisti e opinionisti, spesso talmente tanto offuscati dalla voglia di “vendere e vendersi” da apparire ciechi commentatori di episodi da condannare e da combattere. Si, il tifoso, quell’essere intangibile che segue la propria squadra con un’area quasi divina, merita rispetto. Lo merita quando fa sacrifici enormi per andare a sostenere i propri beniamini nel proprio stadio, ancor più quando per farlo macina chilometri e chilometri di autostrada. Merita rispetto perché è sul suo sudore, sulle sue lacrime e sul suo sangue che si tiene il castello del calcio. Merita rispetto perché senza di lui non ci sarebbe il calcio.
Anche il tifoso, però, deve meritare di esser tifoso, di poter esultare ai gol dell’attaccante della domenica, di poter essere parte del gioco più bello del mondo. E tifoso non lo è quando, come ieri sera, imbraccia mazze e bastoni per gridare la propria delusione per una partita persa, prende a colpi l’autobus che trasporta proprio gli idoli che esaltava e incitava fino a qualche secondo prima. Quello è un teppista, un criminale perché uccide due volte: il calcio e i tifosi, quelli veri.
Che il nostro Paese sia patria di un tifo sregolato non lo si scopre oggi. Il tifoso medio vive di domenica in domenica, coppe permettendo, l’esagitazione dei novanta minuti bruciando d’odio e d’amore nell’euforia del risultato. Emozioni vissute in modo intenso, vitale che, per carità, non sono per forza qualcosa di cattivo o da condannare. Il limite invalicabile resta sempre però quello della violenza. Verbale, quando sfocia dallo sfottò all’offesa razziale, territoriale o come la si voglia chiamare oggi. Fisica, quando come in una moderna arena gladiatoria ci si ritrova fuori dai cancelli per affermare la propria piccolezza, per sfogare frustrazioni, campanilismi. Odio. E questo oggi, in un momento in cui si parla di bambini allo stadio, rispetto per idee, culture, razze diverse, in un momento in cui si cerca di portare la democrazia nel gioco più democratico del mondo, in cui non basta la propria bravura per andare avanti ma ci vuole la giusta cooperazione, beh: è anacronistico. Volete picchiarvi, essere violenti, affermare le vostre ragioni con l’ottusità delle mazze e dei bastoni? Fatelo. Ma per piacere non chiamatevi tifosi e non chiedete rispetto, perché non l’avrete.
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