Siamo ai titoli di coda per questo nuovo affare per il Napoli: Leo Ostigard. Il difensore ...
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In molti avevano invocato spettacolo. Che c’è stato, così come i gol, piovuti a grappoli al San Paolo, in un 3-3 pirotecnico che si traduce in un solo punto per il Napoli, troppo poco per le ambizioni a cui si era rilanciato con le ultime buone prestazioni. Eppure gli uomini di Benitez erano passati in vantaggio per ben due volte, chiudendo la prima frazione con un bel gioco e un 2-1 che certo non dava sicurezza. Poi l’inizio-shock con il gol a freddo di Farias, prima del nuovo vantaggio e della definitiva (auto)rete, intrepida sentenza di un’involuzione preoccupante della fase difensiva.
Non potendo disporre di Insigne e Mertens, Rafa Benitez sceglie De Guzman nei tre dietro Higuain. In difesa Henrique, pessimo, al fianco di Koulibaly, autore di una prestazione tutt’altro che in linea con quanto di buono fatto vedere, e Maggio e Ghoulam sulle fasce. In mediana Inler e Gargano dal primo minuto.
Napoli molto propositivo in avvio che riesce a schiacciare nella propria metà campo un Cagliari frastornato e in completa balìa degli avversari. Ed è così che all’11esimo i padroni di casa passano in vantaggio, quagliando il buon gioco alla prima vera occasione. Una rimessa laterale chilometrica di Ghoulam supera la linea di centrocampo e serve sulla trequarti Higuain lasciato colpevolmente libero dalla difesa rossoblù. Stop a seguire del Pipita che prende posizione e, evitando un vacuo tentativo di Rossettini di rimediare, spiazza Cragno sul secondo palo.
Galvanizzati dall’1 a 0, gli azzurri continuano nel loro pressing alto, con l’undici di Zeman che subisce accennando solo timide ripartenze, peraltro infruttuose. Al 21esimo De Guzman, molto attivo, cerca l’eurogol con il colpo dello scorpione degno del miglior Higuita. Tentativo vano, però, dato che al momento dell’assist Higuain, anch’egli scatenato, era in posizione di off-side. Al 30esimo occasione ghiotta ancora per il numero 6 di casa che stavolta sbatte contro il portiere avversario. Ma dalla distanza arpiona la palla Inler che lascia partire un tiro forte e preciso di mezz’esterno che non lascia scampo all’estremo difensore avversario infilandosi preciso nell’angolino. 2-0 Napoli e Cagliari che si sveglia. Si fanno avanti i sardi, infatti, pericolosamente, sbattendo contro un Napoli attento e compatto. Come al 33esimo, con il colpo di testa di Ceppitelli. Prima del gol, al 38esimo, di Ibarbo che riporta in partita i suoi sfruttando un uno-due dei compagni sulla sinistra.
La seconda frazione si apre con il pareggio del Cagliari, al 47esimo, con Farias che approfitta di una dormita colossale della difesa partenopea girando facile su secondo palo. Il Napoli prova così a riprendersi subito. Al 49esimo con azione in ripartenza: Hamsik ha la palla buona per il vantaggio ma spreca non inquadrando la porta. Poi ancora più tardi Higuain ma Cragno è attento e si distende. Al 57esimo si rivedono gli ospiti con un grande intervento di Rafael su Farias.Bella l’azione costruita in verticale, favorita dalla disattenzione della premiata-ditta Maggio-Henrique, su cui il portiere brasiliano con un guizzo mette una pezza.
Al 62esimo gli sforzi degli azzurri vengono premiati: Maggio scende sulla fascia come suo solito, cross insidioso che taglia l’area e incornata vincente dell’accorrente De Guzman che incrocia sul secondo palo facendo fuori un incolpevole Cragno per il suo quinto gol stagionale, secondo in Campionato. 3-2 quindi, gol vittoria che resiste però solo sei minuti. Fino al 68esimo, infatti, quando ancora Farias fa 3-3 approfittando nuovamente di un macroscopico errore difensivo del Napoli. Un’azione di disimpegno difensiva diventa da horror quando Koulibaly compie unaleggerezza, per voler usare un eufemismo, e si fa rubare la palla da Ibarbo. Freccia sarda che poi dialoga con Dessena prima dell’assist vincente all’allattante sudamericano per il gol più semplice del mondo.
Knock-out degli uomini di Zeman dal quale il Napoli non si riprende più, nonostante un perpetuo attaccare e rincorrere il poker – che non arriva – a testa bassa, con poca lucidità. Che nasce e muore tra i sussulti – e i fischi finali poi – con le conclusioni di David Lopez (palla insidiosa dalla distanza indirizzata sul primo palo) e Hamsik.
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