Siamo ai titoli di coda per questo nuovo affare per il Napoli: Leo Ostigard. Il difensore ...
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È stata una partita più che godibile quella dell’ora di pranzo andata in scena all’Olimpico di Roma tra Lazio e Napoli, tesa e mai scontata per tutti e 90 i minuti. Con gli uomini di Benitez che hanno vinto faticando sette camicie e i padroni di casa più che meritevoli ai punti, che nel computo totale avrebbero meritato forse qualcosa di più.
Pe gli ospiti due le novità rispetto alla partita con la Juve: Strinic, buona la prima da ottimo protagonista, esordisce sull’out sinistro, De Guzman gioca invece da trequartista con Callejon da un lato e Mertens dall’altro dietro Higuain. Hamsik resta così inizialmente in panchina insieme a Gabbiadini che di fatto rinvia l’esordio da titolare con la maglia del Napoli. Per quanto riguarda la Lazio, invece, incerottata e priva di numerosi titolari, pesano nella formazione di partenza le assenze in particolar modo di Mauri, De Vrij e Felipe Anderson. Con Candreva e Djordjevic si gioca così una importante chance nel tridente offensivo il giovane Keita.
Clima surreale fin da subito con la Curva Nord laziale chiusa a seguito dei provvedimenti post-derby. Non mancano comunque i soliti cori beceri dei supporter di casa all’indirizzo del Vesuvio. Ciononostante la partita entra subito nel vivo con le squadre che si affrontano a viso aperto prediligendo azioni repentine, potenzialmente pericolose ma in questa fase mai più di tanto concrete. Quindi si danno il cambio nel dominio territoriale, presenziando a turno in pianta stabile la trequarti avversaria. Almeno fino al 18esimo quando, grazie a una palla recuperata a centrocampo da Mertens, il Napoli riparte e fa male. Intuizione del belga che lancia nello spazio Higuain, che controlla in corsa su Radu. Finta e controfinta, surplus all’avversario e siluro sul primo palo che buca Berisha, non perfetto nel coprire l’unico specchio possibile di tiro. Gol ed esultanza per il Pipita che dedica la sua rete, decima in Campionato, settima segnata in due anni alla Lazio, al compagno di squadra Insigne.
L’undici di Pioli accusa il colpo e allora il Napoli ha subito un’altra ghiotta occasione per mettere in cascina il risultato. Higuain si inventa una magia e lancia Mertens solo davanti a Berisha; stavolta il portiere albanese è però reattivo e con una tempestiva uscita in scivolata riesce ad anticipare il numero 14 in maglia jeans. Suonando la carica, per alcuni, dato che da questo momento in poi la Lazio si fa sempre più pressante, mordente, arrembante per un Napoli molto più attendista: al 28esimo la squilla la suona Biglia con una bordata dai quaranta metri. Rafael vola ma per sua fortuna la palla termina fuori di non molto al lato. Avesse inquadrato il sette c’era ben poco da fare! Poi al 30esimo, sugli sviluppi di un calcio di punizione dalla sinistra – Maggio aveva steso Keita – ben calciato, Parolo si inserisce sul primo palo anticipando Higuain e girando di testa. Rafael c’è e forse tocca con la punta delle dita ma la palla si stampa sulla traversa. Anche se l’azione di certo più ghiotta vien fuori al 37esimo quando un cross dalla destra finisce nel cuore dell’area privo di maglie jeans: Cavanda si inserisce pericolosamente e prova il piattone, troppo centrale e telefonato per non essere bloccato comodamente da Rafael, che pur tira un sospiro di sollievo. Una buona conclusione di Strinic chiude la frazione.
Con la ripresa Pioli capisce che deve giocarsi, a questo punto, il tutto per tutto: quindi Klose in campo per Ledesma, per una Lazio sempre più a trazione anteriore. E decisamente più sbilanciata, che subisce in ripartenza tra le maglie, rischiando grosso. Come al 47esimo quando Higuain parte solo sulla destra entrando in area e accentrandosi poi. Rasoterra piazzato sul secondo palo, Berisha si distende e devia favorendo l’intervento di De Guzman che tiene vivo il pallone. Quindi Mertens e poi David Lopez messo giù dal limite. Parolo, già ammonito, viene graziato da Rizzoli. Sulla mattonella della punizione va Mertens con scarsi risultati. Azione fotocopia poi del 54esimo, quando Higuain si presenta davanti a Berisha con le stesse credenziali. Stavolta con palla di un soffio fuori. Pipita che, in mezzo, al 50esimo compie un errore grossolano in fase di impostazione e fa ripartire la Lazio con Keita che provoca un doppio mani in area di Albiol e Maggio dopo. La panchina capitolina chiede insistentemente il rigore, Rizzoli risponde d’aver visto tutto ma non concede. Per una chiamata che, seppur nella discrezionalità di cui gode, sembra essere giusta a norma di regolamento: braccio lungo – e attaccato a – il corpo per il difensore spagnolo, che devia la traiettoria del pallone in maniera netta sul braccio di Maggio, cosa che secondo le direttive arbitrali nel caso specifico non costituisce fallo.
Mentre tra le fila del Napoli entrano allora Hamsik, Jorginho e Zapata – rispettivamente per Mertens, De Guzman e un polemico Higuain – e la manovra di Benitez si arricchisce di nuove geometrie, Keita e Klose si rendono pericolosi e Candreva continua, anche con tiri dalla distanza spesso a dire i vero velleitari, a guidare i suoi alla ricerca del gol del pareggio. Ma nei cinque minuti finali di recupero concessi da Rizzoli a rendersi maggiormente pericoloso è il Napoli due volte con Hamsik. Troppo attendista nella prima occasione, perde l’attimo per la battuta in area e un avversario gli ruba il pallone. Mentre dopo serve Callejon che prova a girare di petto in rete sguarnita, trovando suo malgrado una provvidenziale deviazione in corner. Inutile, all’ultimissimo soffio, la punizione per la Lazio calciata in the box, col tutto dentro Berisha compreso. Rafael blocca ponendo fine alla sfida e trattenendo saldamente tra le sue mani il ritrovato terzo posto.
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